Colloquio di selezione

Il colloquio di selezione nasce generalmente come esito dell’invio del CV, ma può anche accadere che un conoscente ci segnali o ci inviti ad un colloquio, a prescindere dall’invio di un curriculum (in tal caso sarà comunque importante portare il CV con sé).

I metodi di selezione del personale sono numerosi, anche se quelli generalmente utilizzati sono ormai standardizzati. Qui potrai trovare una serie di consigli su cosa fare e come comportarsi prima, dopo, e …… durante!

 

Cosa fare prima del colloquiobusiness-meeting-1238188_1280
  • Accertati della data, dell’ora e del luogo del colloquio: la mancanza di puntualità è indice di scarsa capacità organizzativa; l’ideale è giungere al colloquio con qualche minuto di anticipo;
  • Accertati del nome della persona con cui dovrai parlare: non desta buona impressione il non conoscere le generalità della persona con cui parli;
  • Prendi informazioni sulla ditta che ti ha chiamato e sul profilo professionale ricercato: raccogliere informazioni è sinonimo di determinazione, attenzione e capacità di programmazione;
  • Presentati al colloquio vestito in modo ordinato, non eccessivamente elegante, ma neppure sciatto o con vestiti sdruciti;
  • Preparati una buona autopresentazione: fai un bilancio delle tue esperienze formative e lavorative, delle tue caratteristiche e capacità, valorizzando tutto ciò che serve a farti apparire adatto al lavoro in generale e a quello in particolare.
Come comportarsi durante il colloquio
  • Dimostrati calmo: preparati in anticipo sui temi che potranno essere trattati durante il colloquio o nei test che eventualmente ti verranno proposti, in modo da poter essere più sicuro di te;
  • Ascolta con attenzione le domande che ti vengono poste, non dare risposte precipitose, sii chiaro ed esaustivo, al selezionatore interessa far parlare il candidato per capire come interagisce;
  • Presenta bene le informazioni su di te e soprattutto in modo onesto: preparati a rispondere a domande sulla tua formazione scolastica e sulle tue precedenti esperienze di lavoro. A questo proposito, se non hai ancora avuto esperienze di lavoro significative, valorizza tutti i lavoretti che hai svolto durante il periodo di disoccupazione, anche se si tratta di esperienze senza un regolare contratto di lavoro;
  • Assumi un atteggiamento partecipe: devi dimostrare la capacità ad inserirti in un’organizzazione complessa e competitiva quale è un’azienda.
  • Dimostra interesse per il lavoro: chiedi informazioni dettagliate sulle mansioni, sulle prospettive professionali senza affrontare subito l’aspetto economico. Mostra di avere le idee chiare su ciò che intendi fare, evita l’errore di “dichiarare la tua disponibilità a fare qualsiasi cosa”. Spegni il cellulare!
Dopo il colloquio

Verifica il colloquio e cerca di individuare gli eventuali errori commessi, le dimenticanze, gli aspetti positivi. Questo ti aiuterà ad affrontare meglio i colloqui successivi.
Non assillare di telefonate la ditta: è meglio fare un’unica telefonata dopo un mese dal colloquio in cui si chiede l’esito (naturalmente solo se nel frattempo non hai ricevuto altre comunicazioni dalla ditta).

Le domande più frequenti durante il colloquio

Il candidato che sostiene un colloquio non è l’unico ad avvicinarsi al fatidico incontro con ansie e paure. Anche i selezionatori entrano nella stanza dedicata al colloquio con tante speranze, ma anche con il timore di non riuscire a trovare la persona giusta. Timore più che fondato, peraltro, dal momento che la ricerca del candidato ideale è spesso lunga e faticosa.
Conoscere le paure più tipiche dei selezionatori può servire ai candidati per fornire di volta in volta le risposte più giuste e “rassicuranti”.
Innanzitutto una verità può aiutare il candidato: al selezionatore non interessa ciò che l’interlocutore ha fatto nelle sue precedenti esperienze. Quel che conta è ciò che potrà dare in futuro. Quindi le domande relative al background professionale nascondono il timore fondamentale del selezionatore: come si rivelerà dopo l’assunzione? Vediamo così nove domande- chiave che nascondono diverse paure:
Mi parli di se stesso : Nel percorso professionale del candidato potrebbe esserci qualcosa che non va, un particolare che potrebbe compromettere il rendimento del candidato, una volta assunto. Il selezionatore ha paura di non riuscire a fare le domande giuste per scoprirlo, di non poter verificare appieno durante il colloquio l’affidabilità del candidato. A questa domanda non si deve temere di rispondere elencando le proprie doti e descrivendo con precisione i precedenti lavori.
Che tipo di lavoro sta cercando? La paura è che non sia l’attività di cui il selezionatore ha bisogno o che il lavoro effettivo non risponda alle attese del candidato. La risposta ideale a questo tipo di domanda è rivolta a dimostrare che, malgrado le esperienze passate siano di vario tipo, si possiede la flessibilità necessaria per adeguarsi ad ogni tipo di lavoro.
Quali sono le sue precedenti esperienze in questa specifica attività? Il selezionatore ha paura che il candidato non abbia le competenze richieste dalla posizione. Il trucco per superare questa paura è ancora una volta il saper dimostrare che le proprie capacità sono trasversali, dunque trasferibili da una competenza all’altra.
Come si è concluso il suo precedente rapporto di lavoro? Si tratta di una persona capace di andare d’accordo con i colleghi e i superiori? E’ andato via spontaneamente o è stato messo alla porta? E’ una paura comune a tutti i selezionatori, che nasce dalla considerazione che chi cerca lavoro ha o ha avuto problemi con il precedente lavoro. Per sconfiggere queste paure è meglio parlare del lavoro più che dei datori di lavoro, spiegando che le ragioni del cambio derivano dalla ricerca di una maggiore gratificazione professionale o dal desiderio di sfruttare appieno le proprie capacità. E’ preferibile esprimere apprezzamenti sull’azienda precedente e sui superiori, pur senza esagerare.
Non crede che questa posizione sia inadeguata al suo livello di professionalità? Il selezionatore ha paura che il candidato, una volta assunto, non si accontenti della posizione iniziale, alterando gli equilibri alla ricerca di scalate aziendali. Inutile mentire, ma è preferibile insistere sulla soddisfazione che questo tipo di lavoro può apportare al lavoratore.
Qual è il suo maggiore punto di debolezza? Meglio conoscere subito i difetti del candidato, starà pensando il selezionatore. I limiti e i difetti vanno dichiarati e non nascosti, ma l’accento deve essere posto sulla capacità del candidato di superarli, trasformandoli in punti di forza.
Ha mai avuto problemi di salute? In questo caso la paura è chiara: precedenti problemi di salute potrebbero pregiudicare il futuro rendimento.
Che cosa sa del nostro settore? La conoscenza del settore da parte del candidato potrebbe non essere sufficiente. E’ questo il motivo delle domande relative a conoscenze specifiche nel settore di riferimento. Il candidato deve perciò presentarsi al colloquio con tutta la preparazione del caso dimostrando di essere al corrente dei più recenti fatti di attualità inerenti al settore.
E’ rimasto inattivo per qualche tempo? Il dubbio è che il candidato non abbia una gran voglia di lavorare e che tenda a fare solo quello che gli piace. Questa paura va sconfitta con un’attenta descrizione dei motivi che hanno determinato qualche momento difficile nella carriera. Una buona risposta può essere che non si è mai rimasti completamente inattivi, ma anche nei periodi di apparente pausa ci si è impegnati in qualche attività che potesse poi rivelarsi utile per il futuro.

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