L’INFERIORITÀ MENTALE DELLA DONNA, un evergreen del pensiero reazionario tra musica e parole liberamente ispirato al trattato “L’inferiorità mentale della donna” di Paul Julius Moebius
di Giovanna Gra
con Veronica Pivetti
e con Anselmo Luisi
colonna sonora e arrangiamenti musicali Alessandro Nidi
costumi Nicolao Atelier Venezia
luci Eva Bruno
regia Gra&Mramor
produzione ArtistiAssociati-Centro di produzione teatrale
in collaborazione con Pigra srl
La Stagione di Prosa 2024-2025 è realizzata dal Teatro del Giglio in collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo Onlus
L’idea che le donne siano state considerate, per secoli, fisiologicamente deficienti può suggerirci qualcosa? “L’inferiorità mentale della donna” nasce da questa domanda e mette in scena testi che in pochi conoscono, fra i più discriminanti, paradossali e, loro malgrado, esilaranti scritti razionali del secolo scorso.
Veronica Pivetti, moderna Mary Shelley, ci racconta, grazie a bizzarre teorie della scienza e della medicina, l’unico, vero, orrorifico Frankenstein della storia moderna: la DONNA.
“Come stanno le cose riguardo ai sessi? Un vecchio proverbio ci suggerisce: capelli lunghi, cervello corto”. Esordisce così Paul Julius Moebius – assistente nella sezione di neurologia di Lipsia – nel piccolo compendio “L’inferiorità mentale della donna” scritto nel 1900, opportunamente definito un evergreen del pensiero reazionario. Donne dotate di crani piccoli, peso del cervello insufficiente… secondo Moebius le signore sono provviste di una totale mancanza di giudizi propri. Non solo. Le donne che pretendono di pensare sono moleste e “la riflessione non fa che renderle peggiori”.
A queste dichiarazioni fa eco il medico, antropologo, giurista e criminologo italiano Cesare Lombroso: le donne mentono e spesso uccidono, lo dicono i proverbi di tutte le regioni. Fortunatamente, i cervelli delle donne sane pesano più di quelli delle donne criminali. Ed ecco un rapido excursus su delitti eccellenti, come quelli compiuti da Agrippina o da Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio.
Ad accompagnare Veronica Pivetti, sul palco, c’è il musicista Anselmo Luisi che, insieme all’attrice, esegue canzoni vecchie e nuove ispirate alla figura femminile. Con questo spettacolo, impreziosito da deliranti misurazioni dell’indice cefalico a cui Veronica si sottopone con la sua ironia, raggiungeremo l’acme della cultura maschilista. Paziente lei stessa – causa una passata depressione – Pivetti non manca di raccontare al pubblico alcuni singolari episodi personali e di ricordare, con le parole di Lombroso, che “il maschio è una femmina più perfetta”.





