ORIENTAMENTI SESSUALI

a. Orientamenti sessuali

In base all’orientamento sessuale, le persone possono autodefinirsi come:

  • eterosessuali, se provano attrazione sessuale verso il sesso e/o genere opposto.
  • omosessuali, se provano attrazione sessuale verso il sesso e/o genere uguale al proprio.
  • bisessuali, se si sentono attratti/e da più generi e/o sessi.
  • asessuali, se non si sentono attratti/e da nessun genere e/o sesso

Essere omosessuali, bisessuali o asessuali non è una malattia. L’omosessualità, la bisessualità e l’asessualità sono orientamenti sessuali validi, modi di essere così come lo è essere eterosessuali.
Le persone omosessuali,
bisessuali e asessuali però, a differenza di quelle eterosessuali, si trovano spesso a compiere un percorso verso la consapevolezza del proprio orientamento sessuale, perché l’ambiente in cui nascono e crescono è tradizionalmente e culturalmente caratterizzato da una mentalità che considera l’orientamento eterosessuale l’unico modo di esistere possibile. Coloro che non sono eterosessuali scoprono di essere in qualche modo diversi da ciò che viene loro insegnato.

La consapevolezza di essere omosessuali, bisessuali, asessuali e più in generale queer può essere acquisita a età e in fasi diverse della vita, e attraverso percorsi diversi. Alcune persone raccontano di averlo saputo sin dalla loro infanzia, altre in età più avanzata, durante l’adolescenza o l’età adulta, a volte dopo un matrimonio duraturo e dopo avere avuto figli con un/a partner del sesso/genere opposto.

Ogni persona che prende consapevolezza di avere un orientamento sessuale diverso da quello eterosessuale può poi decidere se dichiararlo alle altre persone oppure no, decidendo a chi e come dichiararsi.

Non ci sono segni particolari che possano costituire un modello che definisca un ragazzo o una ragazza come omosessuale bisessuale o asessuale. Alcune caratteristiche che comunemente si ritengono tipiche delle persone omosessuali, per esempio l’effeminatezza maschile e la mascolinità femminile, sono in realtà degli stereotipi, cioè dei modi di pensare semplificanti rispetto alla realtà che è sempre molto più complessa.

Omosessualità

Gay

Il termine gay viene di solito utilizzato come sinonimo di “omosessuale uomo”. Più raramente si usa anche per riferirsi a donne omosessuali, soprattutto nei Paesi di lingua anglosassone.
Il movimento omosessuale internazionale, a partire dal periodo seguente alla seconda guerra mondiale, per rivendicare diritti negati a una minoranza, favorì e diffuse l’utilizzo del termine gay.

Lesbica

Per identificare una donna omosessuale viene comunemente utilizzato il termine lesbica.
Se da un lato l’omosessualità maschile e quella femminile sono state entrambe condannate, la situazione delle donne omosessuali è aggravata anche dalla condizione di inferiorità sociale femminile.
La lotta per la liberazione omosessuale delle donne lesbiche è stata a tratti condotta parallelamente alle lotte del movimento femminista.
Le donne omosessuali italiane scelsero il termine lesbica per definirsi in modo differente rispetto agli uomini gay, con l’intento di non dimenticare la doppia lotta di liberazione che dovettero sostenere, prima per emergere come donne, in un ambiente patriarcale e maschilista che le annullava, poi come omosessuali.

Omo/lesbofobia: Il termine omofobia si utilizza per definire l’odio irrazionale che alcune persone provavano nei confronti delle persone omosessuali o anche il timore ossessivo di essere o di scoprirsi omosessuale, sia come atteggiamento di condanna dell’omosessualità. L’omofobia si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all’obiezione di coscienza». Sono stati anche ampiamente studiati gli aspetti psicologici profondi che stanno alla base di tale timore anche nelle persone omosessuali; si parla quindi di omofobia interiorizzata per indicare l’accettazione conscia o inconscia da parte di gay e lesbiche di tutti i pregiudizi, le etichette negative e gli atteggiamenti discriminatori, di cui essi stessi sono vittime. Secondo vari studiosi, l’omofobia interiorizzata dipende in gran parte dall’effetto modellante dei pregiudizi sociali omofobi su un adolescente che sta piano piano scoprendo la propria omosessualità. Un gay o una lesbica che fin dall’infanzia percepisce intorno a sé pregiudizi e atteggiamenti negativi – espressi in forma implicita o esplicita – nei confronti dell’omosessualità può quindi essere indotto a interiorizzare (e cioè ‘credere fermamente a’) parte di tale complesso di pregiudizi sociali, finendo non solo per costruirsi un’immagine di sé negativa proprio in quanto omosessuale, ma sviluppando anche atteggiamenti di rifiuto e omofobi verso gli altri omosessuali.

Bisessualità

Il termine bisessuale indica l’orientamento sessuale di persone potenzialmente attratte sentimentalmente e/o sessualmente da più di un genere e/o sesso, non necessariamente allo stesso modo, non necessariamente con la stessa intensità e non necessariamente nello stesso momento.
Le persone bisessuali possono quindi essere attratte, innamorarsi e avere relazioni, anche durature nel tempo, con persone di più generi e/o sessi. Alcune persone preferiscono identificarsi come pansessuali, ovvero attratte da tutti i generi e i sessi.

Bisessuale” non è l’unica parola che indica l’attrazione per più di un genere/sesso: le persone possono preferire definirsi “pansessuale”, “plurisessuale”, “queer” e in altri modi altrettanto validi.

Bifobia: l’avversione irrazionale verso la bisessualità e i bisessuali come gruppo sociale o come individui. La bifobia è la concretizzazione del monosessismo, ovvero il pensiero discriminante che privilegia e ritiene validi ed esistenti solo gli orientamenti monosessuali, ovvero le attrazioni verso un solo genere e/o sesso (omosessualità ed eterosessualità). La bifobia si distingue dall’omofobia proprio per la sua matrice monosessista volta a discriminare le identità bisessuali. Inoltre le persone bisessuali possono essere vittime di omofobia nel caso in cui esse vengano percepite come omosessuali, soprattutto se in una relazione con un/a partner dello stesso sesso e/o genere.

Per approfondire: www.bproud.it

Asessualità

L’asessualità si definisce come un orientamento sessuale caratterizzato dalla mancanza di attrazione sessuale verso tutti i generi. Per capire l’asessualità si devono scindere, per prima cosa, quelle che sono le diverse attrazioni: l’attrazione romantica (o sentimentale) e l’attrazione sessuale.

Una persona che definiamo abitualmente eterosessuale, la consideriamo al tempo stesso attratta sessualmente dalle persone di genere/sesso opposto al proprio (quindi con desiderio di avere intimità sessuale con queste), ma anche attratta romanticamente da persone del genere/sesso opposto (quindi con il desiderio di avere una relazione romantica con queste). Quindi sarà, al tempo stesso eterosessuale ed eteroromantica.

Non è detto che i due orientamenti debbano coincidere: una persona asessuale non deve quindi necessariamente essere aromantica, quindi non ricercare nessuna relazione di tipo sentimentale.

Le persone asessuali possono essere, quindi, sia aromantiche, che eteroromantiche, omoromantiche, biromantiche, panromantiche.

Ci possono essere delle “vie di mezzo” nelle varie definizioni.

Si definirà una persona appartenente all’”area grigia”, o un “gray-a”, chi raramente ha attrazione sessuale, mentre si definirà demisessuale chi ha attrazione sessuale solo dopo aver stabilito un solido rapporto con l’altra persona. Di solito questo rapporto è di natura romantica.

Acefobia: la più grossa discriminazione che le persone asessuali devono subire, è quella di sentirsi dire che “le persone asessuali non vengono discriminate”. Questa frase viene spesso detta da chi non conosce quale sia la condizione delle persone asessuali.

  • Un primo problema che gli asessuali devono affrontare è la totale mancanza di informazione in materia. La poca informazione che si trova è distorta, e tende a trattare le persone asessuali come una “curiosità” da dare in pasto al proprio pubblico. La mancanza di informazione può portare una persona, soprattutto giovane, a sentirsi sbagliata. Inoltre, l’informazione sbagliata può arrivare ai genitori, con le conseguenze del caso.
  • Identificando quasi esclusivamente l’orientamento con l’attività sessuale, molti asessuali ricevono pressioni da parte di amici / famigli. Gli uomini vengono additati per il loro scarso appetito sessuale. Le donne vengono offese per la loro, comune, scarsa attitudine materna.
  • L’asessualità viene ancora patologizzata, nonostante questa sia stata ben distinta dal disturbo sessuale ipoattivo nel DSM V.

Per approfondire: www.carrodibuoi.it http://it.asexuality.org/

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